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PROVATA E RIPROVATA LA RSV MILLE!
4JK Ci racconta le impressioni sull'Apriliona '99
....”ho deciso, vendo il CBR”. Così, alla fine dell’estate 1999 presi la decisione di “sacrificare” lei, la regina delle moto perfette, facili, efficaci ed.... insignificanti. Era una CBR 600 del 1993, nera e fuxia fluo, la seconda che abitava con me, intervallate, le due, da un’infelice flirt con la Bimota YB9. Per rendere l’idea, una è la mogliettina ideale, una come tante altre ma che ti riempie la vita, l’altra la ballerina di un night. Sexy, aggressiva, un po’...selvatica, terribilmente ingestibile e che provoca dolori....
Era anche, lei, la nera-fuxia, probabilmente la CBR 600 più lenta della produzione ’93. Ed era l’unica moto con la quale non avevo mai poggiato il grugno su nessun tipo di asfalto. Ma avevo deciso, ed una volta presa la decisione, che verteva in gran parte su una ragione meramente commerciale, è bastato far pubblicare un paio di inserzioni per scatenare una tempesta telefonica, a conferma di quanto già presumevo. Ed era forse l’ultimo anno in cui una CBR in vendita avrebbe potuto garantire al sacrilego un ritorno in cassa quasi totale dei soldi spesi per l’acquisto. Così fu, con soddisfazione dell’ingrato scrivente....
Il periodo successivo, durato un paio di mesi abbondanti, mi creò non pochi problemi, dovuti in gran parte all’indecisione in merito a quale modello acquistare nel “dopo di lei”. Si trattava anche, a dire il vero, di un periodo in cui ero in forte crisi di identità motociclistica, scosso anche da alcuni incidenti occorsi ad amici, e dovuta forse anche ad una “maturazione” che mi aveva portato a rallentare molto il mio ritmo, con l’intenzione di far scemare parte delle probabilità di finire a gambe all’aria. Il tutto, però, era contornato da una rinascita della voglia di andare in pista, dopo una pausa durata un paio d’anni. Per cui era escluso l’acquisto di una sport-touring o di una endurona.
Volevo la sportiva dei miei sogni; la volevo subito; la volevo bella, che andasse forte e che costasse poco. Praticamente volevo qualcosa che, almeno in teoria, non esisteva. Non fra le moto che soddisfacevano anche l’ultima condizione: non doveva avere più di due anni.
L’Aprilia RSV non rientrava quindi nella rosa delle candidate ad essere da me possedute. Cominciai a guardare in giro, vidi di tutto a prezzi più o meno buoni, ma niente mi convinceva e niente comprai.
Andai poi una Domenica a far visita ad un amico che, oltre che tale, è un gran manico, pilota di valore, nonchè top tester di una rivista che, a dire il vero, non gode delle mie simpatie, a causa di un direttore non particolarmente in vista nella lista delle persone furbe. Il citato pilota era a letto con il bacino fratturato di fresco durante una gara di Italiano Supersport, e fra una chiacchiera e l’altra, gli spiegai il mio stato di “smarrimento” motociclistico.
Mi chiese cosa volessi trovare nella mia nuova moto, e la risposta fu: equilibrio, prestazioni, sensazione di sicurezza. E la sua replica fu: “comprati la RSV!”. Giusto, ma rimaneva il fattore prezzo. “Moto di recentissima presentazione, pochi pezzi in commercio, se va pure così bene, non sarà facile trovarne una usata.... “ questo era il mio pensiero fino a quando, un Martedì, mi presentai puntuale come sempre all’edicola, ad acquistare Moto Sprint; e, come sempre, il rituale della lettura iniziò dalle ultime pagine.... (se qualcuno di voi riesce a dare una spiegazione psicanalitica a questa abitudine, ringrazio fin d’ora). Mercatino: “l’ho trovata, forse è lei!” dissi tra me e me, leggendo l’inserzione. Prefisso: 059. Mmmmhhhh, era pure vicina. Valeva la pena di chiamare: detto fatto! Mi rispose un signore dai modi gentili, il quale mi spiegò che la moto era visibile anche la sera stessa, ma... smontata! Perfetto! niente di meglio per vedere se nascondeva qualche magagna.
La sera stessa ero nel garage del già citato inserzionista. Lei era davanti a me, sui cavalletti anteriore e posteriore, senza ruote ( aveva appena fatto smontare le slick), senza pedane (aveva appena rimosso le Arrow), senza scarico, e senza vestito. Magagne apparenti: nessuna. Bene, se solo si avvia anche... è mia. Appeso al muro, un bell’abito in vetroresina. Parliamo di prezzo: “beh, vedi è stata vittima di una scivolata, il forcellone ha delle piccole striature dovute alla ghiaia che vi ha rimbalzato contro”, io la venderei per TOT. Non potevo crederci, il prezzo era assolutamente buono, la moto sembrava perfetta, la cura con cui tutto appariva fatto in quel garage mi avevano convinto. Per completare il quadro però dovevo sentirla ruggire, e dovevo farmi dare nel prezzo l’Arrow e le carene. Insistetti un po’, e l’accordo ci fu.
La portai a casa, pronta per l’immatricolazione, il giorno di Santo Stefano, con la neve per terra ed a bordo del camioncino dell’amico Davide.
Da allora il feeling che si è instaurato è qualcosa di grande. E la mia gratitudine è tutta per gli uomini dell’Ing. Beggio, che mi hanno ridonato di botto il piacere della guida di una moto, la fiducia nelle mie capacità di guida, ed il piacere di possedere un oggetto un po’ esclusivo, dal design unico ed a suo modo raffinato, dalle scelte tecniche un po’ originali ma ben accordate fra loro con una cura costruttiva esemplare. Venne poi il momento di far eseguire il primo tagliando. Al momento dell’acquisto la moto aveva millesettecento chilometri, qualcosa come dire “appena rodata”. Per cui questo momento in realtà fu praticamente subito. Scoprii di tasca mia, ed a dire il vero la mia moto ne porta ancora i segni sul forcellone (pork!!), quanto l’incompetenza di certi meccanici possa mettere a repentaglio tutto il bene che si dice di un prodotto. Incassai il colpo, pagai il tagliando, mi fu fatturata addirittura una voce “benzina per prove” equivalente ad un discreto giretto, e da allora il caro Concessionario non mi vide più. Fortunatamente, decisomi a vendere lo scarico Arrow, venni in contatto con un...artista panettiere, Otello, possessore di RSV che mi indirizzò dal “guru” delle bicilindriche che, tale Fiore... Bastò una telefonata per capire che ero capitato in mano ad un personaggio di assoluto valore. La cortesia, la disponibilità e la passione trasudavano a fiumi dalle sue parole, e decisi che sì, ne valeva la pena. I tagliandi li avrei fatti fare a centottanta chilometri da casa, ma almeno sarebbero stati fatti da uno preparato, onesto e simpatico. Di lui non dico altro, dato che Voi tutti lo conoscete almeno di fama.
Ora la mia piccina ha due anni suonati, trentamila chilometri, e si accinge ad andare alla visita medica del Dott. Fiore. Va che è un amore, non sbaglia un colpo, regala emozioni di spessore assoluto, e, soprattutto, ripaga della fiducia un po’ coraggiosamente, diciamolo, accordata all’Aprilia.
Nel corso della convivenza con questa moto, ho potuto sperimentare varie soluzioni, di pneumatici e di assetto, differenti situazioni di utilizzo, smontaggio e rimontaggio di varie parti, e ciò che posso dire a chi leggerà questa lunga divagazione, lo dividerò in sezioni, un po’ come se si trattasse di una prova a lungo termine. Il tutto fermo restando che si tratta di opinioni personali, e come tali vanno lette ed interpretate.

Allestimento: Degno dei migliori prodotti sul mercato, offre una dotazione completissima, con un plus dato da un quadro strumenti dal design un po’ rustico ma pieno di “golosità” ed esclusive funzioni. Inoltre vanta l’unico tachimetro preciso attualmente montato su mezzi a due ruote, con scarti inferiori all’1%.
Uniche parti a mio avviso “criticabili”:
- il cavalletto, che offre ben poca confidenza, specialmente se si vuole usufruire della possibilità di aumentare l’interasse dell’ammortizzatore posteriore.
- la mancanza di un appiglio/antifurto per il casco.
La moto, fra le tante doti, vanta anche una facilità di intervento, a livello di smontaggio e rimontaggio delle sovrastrutture, sconosciuta alla maggior parte delle concorrenti. Tutto questo mantenendo una solidità strutturale da riferimento.

Design: i gusti sono gusti. Come tutte le cose belle, la si ama o non la si può vedere. Indovinate verso quale delle due possibilità sono orientato? Come tutte le cose belle, non è banale, ed anche se la linea è stata rivista con la versione 2001, rimane bella, elegante, non invecchiata, e, soprattutto, ha una sua dignità incrollabile, nella semplicità degli accostamenti cromatici, senza “sghiribizzi” e tonnellate di decals multicolori in stile giapponese. Per certi aspetti, come ad esempio la coda, non si può dire che la nuova versione abbia significato un passo avanti.

Motore: non da alcun tipo di problemi. Questa è la prima cosa da dire, dato che la prima domanda che ad ogni sosta viene rivolta da chi non conosce la moto è proprio relativa all’affidabilità. Le prestazioni sono buone, per un uso stradale ne avanza abbondantemente. Un po’ più pigre le moto costruite nel 2000. La mia è un Luglio ’99, nera e grigia, mi ero dimenticato di dirlo.....
Consumo d’olio nella norma per un bicilindrico di grossa cubatura, strettamente legato al tipo di lubrificante utilizzato. Sensibile aumento delle prestazioni in accelerazione ottenuto utilizzando il Castrol R4 Superbike, per il quale l’unica avvertenza è relativa ad una frequenza maggiore dei cambi d’olio. La frizione era un punto critico della prima versione, con una durata che nel mio caso, con utilizzo misto pista-strada, non ha oltrepassato i 17000 km. Va però specificato l’esiguo costo del pacco frizione di ricambio, equiparabile, al momento della sostituzione, agli attuali 45 Euro. Un prezzo da scooterino. Tempo per la sostituzione, mezz’ora.
Sulla prima serie si erano verificati lievissime trasudazioni d’olio dall’alberino della pompa acqua. Il tutto veniva risolto in garanzia sostituendo alberino e tenute.
Una caratteristica di questo motore è la “poca elaborabilità”, ovvero l’esiguo numero di interventi efficaci e sicuri, e l’ancor più esiguo numero di persone in grado di effettuare un lavoro serio.

Ciclistica: sopraffina, già parlando della versione standard. In grado di rendere la vita facile a chiunque, trasmette sicurezza in quantità, con un assetto sempre impeccabile sia nella guida su strada che nella più impegnativa guida in pista. La prima versione faceva sollevare qualche critica relativamente all’ammortizzatore posteriore, sensibilissimo al calore sviluppato dal collettore di scarico del cilindro posteriore, che passa a pochi cm . dal gruppo ammortizzante. Con l’aiuto del sistema antisaltellamento in fase di scalata, anche le staccate più violente si possono effettuare senza perdere il perfetto allineamento delle ruote, e l’ampia possibilità di regolazione delle sospensioni permette ad ognuno di sistemare la moto adattandola alle proprie esigenze e caratteristiche di guida. In sostanza una moto efficace, che offre una motricità eccezionale, e che permette di staccare tempi sul giro degni di moto accreditate di molti cavalli in più.
Da segnalare che la versione ’98, ’99, 2000 monta un... simpatico quanto pressochè inutile ammortizzatore di sterzo, ritenuto non necessario (per ragione di costi?) sulla ben più nervosa versione 2001. Rimane comunque una moto dalla ciclistica non esasperatamente maneggevole, anzi. Offre un’avantreno di rara solidità, al prezzo di una lieve fatica fisica nei cambi di direzione e nella discesa in piega, fase questa dai limiti difficilmente raggiungibili.

Pneumatici: siamo nel più soggettivo degli argomenti. Le mie considerazioni vanno contro corrente rispetto alla maggior parte delle opinioni altrui. I tipi di pneumatici da me provati sono:

MICHELIN PILOT RACE: misure 120/70 e 180/55. ottimi per maneggevolezza, offrono un grip assolutamente buono, al prezzo però di una fase di riscaldamento richiesta assolutamente. Raggiunto l’elevatissimo limite, mollano senza preavviso. Lieve ondeggiamento al posteriore nella fase a moto poco inclinata. Giudizio comunque positivissimo.

PIRELLI DRAGON EVO CORSA: evitare come la peste. Assolutamente non mi sono piaciute, ed hanno mostrato una durata non accettabile. E’ possibile che io mi sia imbattuto in un treno difettoso, ma tant’è, ed io non ho voluto verificarlo.

PIRELLI SUPERCORSA. Misure 120/70 e 180/55 o 190/50. Provate sia in versione std che in mescola, sono ottime, hanno grip da vendere, scivolano progressivamente, non mettono mai in difficoltà. Con un treno ho potuto però sperimentare una usura anomala, che ha reso improvvisamente inguidabile la moto, con evidente resistenza a scendere in piega e scoordinamento fra anteriore e posteriore. Le gomme in mescola offrono probabilmente un grip migliore. Se poi si provano quelle “senza la carcassa laterale”, si avverte un comportamento eccezionale. Data la durata quasi uguale, sarebbe bene montare le SC1 o SC2, ma pare non siano omologate per uso stradale.

Inconvenienti: Niente di significativo. Sostituito l’interruttore di consenso avviamento sul cavalletto, perchè in alcune occasioni era... un po’ troppo sicuro. Bruciate le lampadine di illuminazione del quadro strumenti.
Sostituito in garanzia, come già citato, l’alberino pompa acqua, ed il perno ruota posteriore.
Mi pare che in due anni, una caduta alla Del Rio di Misano, e trentamila chilometri complessivi, non ci sia gran chè da lamentarsi.


Note dall’officina sotto casa:

la procedura di rimontaggio della ruota anteriore deve essere seguita scrupolosamente, pena un serraggio non corretto che compromette la scorrevolezza della forcella.

il pattino per la catena sul forcellone, nelle versioni ’98 e ’99 era costruito in modo tale che consentiva un certo “sbattimento” della catena. Alla prima sostituzione, è consigliabile adottare quello della versione ’00.

se si decide, per qualche ragione, di smontare i collettori di scarico, prima di procedere al disserraggio dei dadi, che avverrà con chiave snodata lunga da 13 mm, è necessario rivestire di nastro la parete destra in alto del forcellone, altrimenti si rischia di intaccare il delicato trattamento di anodizzazione del forcellone.

sulla versione ’98 e ’99, con una spesa minima, si consiglia di sostituire il complessivo comando gas-cavi gas, con quello della versione 2000, che ha un passaggio più razionale dei cavi ed evita, in parte, che il motore acceleri nelle manovre a ruota completamente sterzata.

i tubi in treccia o kevlar sono indispensabili, come dimostra la loro adozione sulle moto di serie a partire dalla versione ’00.

il telaietto portastrumentazione è talmente ben costruito e robusto, che si può approfittare del foro passante dal lato sx a quello dx per utilizzare un cavalletto anteriore tipo GP, che è l’unica soluzione utile in caso di smontaggio dell’avantreno completo. Io, per fortuna, non ne ho avuto bisogno.

il montaggio di un ammortizzatore Ohlins originariamente montato su una RSV-R 2001, ha significato un sensibile cambiamento in meglio del comportamento della sospensione posteriore. Non appena monterò la molla adatta al leveraggio del mod. ’99, credo si potrà solo migliorare ulteriormente.

la modifica WP alle forcelle Showa originali non è un gran chè. Si dice, al contrario, molto bene della modifica Bitubo.

sulla mia moto sono stati provati alcuni scarichi differenti.

Arrow completo: a sensazione la moto andava bene, ma non c’è stato il riscontro del banco.

Arrow silenziatore carbonio: al banco, l’unica cosa che si poteva dire era: meglio tenere l’originale.

Leovinci Titanium passaggio alto: bella, aggressiva, in unione alla Eprom RSC permette di guadagnare, sulla mia moto, quasi 6 CV all’albero. Col passaggio basso non è stata provata, ma la sensazione, condivisa con altri possessori dello stesso “pacchetto”, è che la spinta ai medi sia più corposa.

RSC doppio sovrapposto tipo SP: bellissima, non consente un guadagno di potenza ma incrementa di molto il fascino della moto.

Scarico originale versione 2001: pare vada meglio. Pare che si abbia un guadagno di un paio di CV.

Tutte, tranne l’ultima citata, hanno una rumorosità da arresto immediato.

Pastiglie freno: le originali sono buone, ma rigano di nero i dischi, ed hanno mordente da vendere al prezzo di una trazione sulla leva veramente decisa.
Provate le Newfren pasta rossa Racing: frenano di più delle originali, ma nell’uso quotidiano su strada possono dare poca confidenza, perchè nella fase di innesco della frenata sembrano avere meno mordente. E’ probabilmente solo una sensazione, ma se non ci si impara a convivere, può essere molto fastidiosa.


4JK

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